Può un fisico scrivere di letteratura? Può un fisico immaginare una storia speciale, di infanzia rubata, di solitudini che non si incontrano mai, di speranze perdute? A leggere “La solitudine dei numeri primi”, il romanzo d’esordio del torinese Paolo Giordano, laureato in fisica teorica, da cui è stato tratto anche un film, la risposta è sì.
E anzi, proprio la cultura scientifica dell’autore, introduce un fascino in più nel fluire delle pagine. Il fascino della metafora dei numeri primi. Quei numeri che in matematica sono divisibili solo per se stessi e per uno. E che in casi particolari, i numeri primi gemelli, sono separati da un unico numero (l’11 e il 13, il 17 e il 19).
I due protagonisti del libro, Alice e Mattia, sono due numeri primi gemelli. Soli nella loro vita. Ed entrambi con alle spalle un passato terribile, con la gioia dell’infanzia spezzata da episodi di quelli che lasciano il segno. Un passato difficile da raccontare e ancora più difficile da accettare. Due numeri primi gemelli. “Soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero”, come scrive Paolo Giordano.
Alice ha sette anni. In una mattina nebbiosa, costretta dal padre a recarsi alla scuola di sci, col freddo pungente e il latte della colazione che le sale in gola, se la fa addosso. La vergogna la induce a dividersi dai compagni e ad affrontare la discesa da sola, senza il maestro. Finirà fuori pista, nella neve, spezzandosi una gamba e rovinandosi per sempre, diventando una “zoppa”.
Mattia è un ragazzino normale, anzi forse più intelligente del normale, che però ha una sorella gemella ritardata, Michela, la cui presenza l’imbarazza di fronte agli altri, soprattutto con i compagni di scuola, che evitano di invitarli alle feste di compleanno. Poi un giorno arriva per la prima volta un invito. Mattia e Michela vanno alla festa, passando per il parco. Ma Mattia decide di lasciare la sorella lì e di proseguire da solo. Andrà a prenderla alla fine. Ma la ragazza scompare nel nulla, forse inghiottita nelle acque del laghetto del parco.
Due eventi che hanno “tracciato” indelebilmente il corso della loro vita. E due persone dall’infanzia difficile che sono destinati a conoscersi. A cercare di mettere insieme le loro solitudini, con la forza dell’amore. Ma da due solitudini, non viene fuori una coppia. Il passato pesa troppo. I due numeri primi gemelli saranno destinati a rimanere soli? A fuggire per sempre dal loro passato?
Paolo Giordano, con uno stile sapiente, dialoghi serrati, una scrittura piana e dall’andamento quasi classico, ci conduce nei labirinti delle emozioni di due adolescenti che diventano adulti e tentano faticosamente di ricomporre il puzzle delle loro esistenze.
I pezzi del puzzle però sono frammentati, sparsi, quasi nascosti nelle pieghe del pavimento della vita. E spesso il passato è così potente da bruciare anche il presente e da oscurare il futuro.
Un libro da leggere, che lascia dentro al lettore un caleidoscopio di sensazioni, sentimenti, riflessioni. E che a tratti scuote come una bufera, a tratti intenerisce e provoca malinconia come un tramonto. Senza mai lasciare indifferenti. Una matematica delle emozioni. Una solitudine dei numeri primi.
Edito da Mondadori, il libro consta di 304 pagine e lo si acquista in libreria al prezzo di 18 euro.